Il silenzio delle pareti, 2019, 350×400 cm, acrylic on paper, double-inked silkscreen on PVC banners, acrylic on silk
Non ricordare, ricrea, 2019, acrylic on canvas, 100×140 cm
Come il figlio che non avrò, 2019, acrylic on canvas, 100×140 cm
La vita che avrei voluto, 2019, acrylic on canvas, 100×100 cm
La voce di qualcun altro, 2019, acrylic on canvas, 100×100 cm
Inizio ad aspettarti, 2019, acrylic on canvas, 60×80 cm
A cosa servono le nostre storie tristi, 2019, acrylic on canvas, 80×110 cm
Singole parti, 2019, acrylic on canvas, 80×60 cm
PAESAGGI LIQUIDI | OTTOBRE 2019
Paesaggi liquidi, risultato del progetto di residenza d’artista Santa Giulia Frantoio Arte, promosso e realizzato dall’Associazione Amici di Duccio con il finanziamento di Regione Toscana e Giovani Sì e il patrocinio/partenariato del Comune di Piombino. Nell’epoca della società “liquida” anche il paesaggio ha subito notevoli trasformazioni dovute a diversi processi di antropizzazione e dal differente modo di relazionarsi all’ambiente. Si tratta di cambiamenti diretti che incidono sul territorio, ma anche di un nuovo approccio al contesto. La natura, mutevole e in costante evoluzione, viene percepita con modalità diversificate nell’era della tecnologia, che ha generato un nuovo sentire, una sorta di ricerca intima e individuale, tuttavia sempre più interconnessa dall’uso dei social media, in quello spazio condiviso cui tutti appartengono, anche involontariamente. Prendendo spunto da questa nuova percezione umana, questo progetto di residenza, che si svolge in Alta Maremma Toscana, tra i Comuni di Piombino e Follonica, in un’area del litorale tirrenico divisa tra un passato industriale noto e riconosciuto e un presente “fluido”, ancora in cerca di identità, si propone di stimolare una riflessione sul rapporto tra la società, il singolo e l’ambiente. I dipinti e le installazioni di Anna Caruso, in bilico tra astrazione e figurazione, riflettono il tema della memoria personale in riferimento allo spazio sia come architettura domestica o urbana, sia come ambiente naturale. Il ricordo e i processi mnemonici sono il filtro attraverso il quale l’artista milanese crea i suoi dipinti, caratterizzati da immagini frammentate, scomposte, talvolta evanescenti, secondo una molteplicità di piani che sembrano moltiplicarsi all’infinito, generando così nuove identità e al contempo facendo affiorare eventi passati e situazioni inedite in relazione allo scorrere del tempo. Per il progetto di residenza Anna Caruso ha realizzato una serie di dipinti come La vita che avrei voluto e Non ricordare, ricrea, nei quali la scomposizione e la sovrapposizione di piani multipli richiama la mutevolezza, il movimento dinamico e il passaggio repentino da un’immagine all’altra, dove affiorano campiture geometriche a “scomparsa” simili flash mnemonici, fratture cromatiche, lacerazioni dai toni caldi oppure tenui, come se stessimo scorrendo le immagini su uno schermo digitale. In questo insieme di scorci naturali tutto si perde e poi rivive nella dimensione pittorica, nel gesto dinamico e volatile che nell’immagine sembra quasi congelarsi, resistendo al tempo, proiettando la storia recente nell’immediato futuro. Inoltre, Caruso ha realizzato un’installazione composta da alcune quinte in pvc serigrafate e dipinte che ritraggono uno scenario industriale, ispirandosi all’area delle storiche acciaierie di Piombino.
Il silenzio delle pareti, 2019, 350×400 cm, acrylic on paper, double-inked silkscreen on PVC banners, acrylic on silk
Non ricordare, ricrea, 2019, acrylic on canvas, 100×140 cm
Come il figlio che non avrò, 2019, acrylic on canvas, 100×140 cm
La vita che avrei voluto, 2019, acrylic on canvas, 100×100 cm
La voce di qualcun altro, 2019, acrylic on canvas, 100×100 cm
Inizio ad aspettarti, 2019, acrylic on canvas, 60×80 cm
A cosa servono le nostre storie tristi, 2019, acrylic on canvas, 80×110 cm
Singole parti, 2019, acrylic on canvas, 80×60 cm
PAESAGGI LIQUIDI | OTTOBRE 2019
Paesaggi liquidi, risultato del progetto di residenza d’artista Santa Giulia Frantoio Arte, promosso e realizzato dall’Associazione Amici di Duccio con il finanziamento di Regione Toscana e Giovani Sì e il patrocinio/partenariato del Comune di Piombino.
Nell’epoca della società “liquida” anche il paesaggio ha subito notevoli trasformazioni dovute a diversi processi di antropizzazione e dal differente modo di relazionarsi all’ambiente. Si tratta di cambiamenti diretti che incidono sul territorio, ma anche di un nuovo approccio al contesto. La natura, mutevole e in costante evoluzione, viene percepita con modalità diversificate nell’era della tecnologia, che ha generato un nuovo sentire, una sorta di ricerca intima e individuale, tuttavia sempre più interconnessa dall’uso dei social media, in quello spazio condiviso cui tutti appartengono, anche involontariamente. Prendendo spunto da questa nuova percezione umana, questo progetto di residenza, che si svolge in Alta Maremma Toscana, tra i Comuni di Piombino e Follonica, in un’area del litorale tirrenico divisa tra un passato industriale noto e riconosciuto e un presente “fluido”, ancora in cerca di identità, si propone di stimolare una riflessione sul rapporto tra la società, il singolo e l’ambiente. I dipinti e le installazioni di Anna Caruso, in bilico tra astrazione e figurazione, riflettono il tema della memoria personale in riferimento allo spazio sia come architettura domestica o urbana, sia come ambiente naturale. Il ricordo e i processi mnemonici sono il filtro attraverso il quale l’artista milanese crea i suoi dipinti, caratterizzati da immagini frammentate, scomposte, talvolta evanescenti, secondo una molteplicità di piani che sembrano moltiplicarsi all’infinito, generando così nuove identità e al contempo facendo affiorare eventi passati e situazioni inedite in relazione allo scorrere del tempo.
Per il progetto di residenza Anna Caruso ha realizzato una serie di dipinti come La vita che avrei voluto e Non ricordare, ricrea, nei quali la scomposizione e la sovrapposizione di piani multipli richiama la mutevolezza, il movimento dinamico e il passaggio repentino da un’immagine all’altra, dove affiorano campiture geometriche a “scomparsa” simili flash mnemonici, fratture cromatiche, lacerazioni dai toni caldi oppure tenui, come se stessimo scorrendo le immagini su uno schermo digitale. In questo insieme di scorci naturali tutto si perde e poi rivive nella dimensione pittorica, nel gesto dinamico e volatile che nell’immagine sembra quasi congelarsi, resistendo al tempo, proiettando la storia recente nell’immediato futuro. Inoltre, Caruso ha realizzato un’installazione composta da alcune quinte in pvc serigrafate e dipinte che ritraggono uno scenario industriale, ispirandosi all’area delle storiche acciaierie di Piombino.
(Arianna Baldoni, curator)